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Ciclismo

Trofeo Laigueglia, sorride Vendrame: ma vince ancora Martinez

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Cambia il contesto, non il risultato. Lenny Martinez conferma un avvio di stagione sontuoso e, dopo la Classic Var, vince la sua seconda gara del 2024 nella cornice tutta italiana della Regione Liguria. La corsa, infatti, ha assegnato il 61° Trofeo Laigueglia, che il francese si aggiudica a fronte di una cavalcata straordinaria ed attenta per tutto l’arco della performance. In particolare, è risultato decisiva la sua spettacolare azione sul finire dei giochi, che gli ha permesso di arrivare a tagliare il traguardo in solitaria dopo l’ennesimo scatto tentato.

Si consola con un secondo posto l’italiano Andrea Vendrame tra i protagonisti durante la scalata sul Colla Micheri e autore di una prestazione a ritmo costante, che gli ha permesso di assicurarsi la piazza successivamente ad un mini-sprint. In quel frangente, l’azzurro si è lasciato alle spalle Juan Ayuso e il connazionale Christian Scaroni andando così a seguire a ruota la prestazione di Martinez. Il vincitore ha avuto vita difficile nel testa a testa con Christen, ciclista svizzero che ha dovuto poi arrendersi sul finale.

Vendrame
Vendrame

La Liguria parla francese

Il successo di Lenny Martinez in Liguria è il secondo consecutivo per un corridore francese al Trofeo Laigueglia. Nel 2023 infatti aveva trionfato Nans Peters, il quale tra l’altro condusse una gara molto simile al vincitore odierno giungendo all’arrivo in solitaria. Braccia al cielo, dunque, per il transalpino che ha sigillato così il terzo trionfo in carriera: oltre al percorso ligure e alla Classic Var già menzionata, Martinez ha terminato con successo anche la gara al Mont Venteaux della scorsa stagione. Di seguito, la Top 10 odierna.

  • Lenny Martinez, FRA
  • Andrea Vendrame, ITA
  • Juan Ayuso, ESP
  • Christian Scaroni, ITA
  • Jan Christen, SUI
  • Darren Rafferty, IRL
  • Louis Arkéa Barré, FRA
  • Simone Velasco, ITA
  • Paul Lapeira, FRA
  • Lorenzo Rota, ITA

Ciclismo

Pogacar, il Cannibale spartiacque: ‘rebreathe’ per l’epica del ciclismo

Il Cannibale Tadej Pogacar divora il Tour de France e si pone come spartiacque nella storia: per l’epica del ciclismo è ‘rebreath’, tra fascino e scandalo

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Chiuse le porte del Tour de France si spalancano quelle della leggenda. Affare di pochi eletti, certamente di Tadej Pogacar, dominatore incontrastato (salvo sporadiche cessioni al rivale Vingegaard) ed incontrastabile. Un 2024 che fa rima con la storia, la stessa scritta dallo sloveno tra Giro e Tour, in una doppietta che gli concede l’ingresso dalla porta principale nella ristretta cerchia dei ‘Magnifici 7’, 8 da questo lunedì.

Doppietta, 12 vittorie equamente spartite tra Italia e Francia, terzo tour e record tritati. 21 tappe da favola, la cui morale è l’ormai certificato ritorno dei grandi fasti del ciclismo d’un tempo. Annientati gli avversari tra salite, discese e pianura, l’apparente mancanza di punti deboli concede a Pogacar di profanare il cimitero nel quale doping e scandali avevano affossato a più riprese questo sport.

Un ciclismo moderno ed evoluto che non concede il fianco a paragoni statistici e di risultati con il passato, poi c’è lo sloveno. Interrompe la striscia di 28 anni senza doppietta Giro-Tour, rievocando le memorie di Marco Pantani; stampa 6 vittorie per parte, sopravanzando di uno nel computo totale l’eterno paragone con Eddy Merckx. Il trionfo della discordia, così derubricabile, è quello del sabato sul Col de la Cuillole: disseppellito lo sport, Pogacar concede la parola persino ad Armstrong, il quale promette: “È l’errore più grande della sua carriera“.

Trainato da un Vingegaard fresco reduce di terapia intensiva, stigmate da Cannibale antipatico e sfrontatezza etica fanno tutt’altro che offrirgli il lusso morale della concessione della vittoria al rivale. Trionfo senza limiti, nell’animo e nei risultati. Oggi l’implacabile sloveno firma ai microfoni il sogno della maglia iridata del Mondiale di Zurigo, così la Tripla Corona vede sbiaditi i tratti propri del miraggio, avvicinando la Vuelta ad una lucida follia.

Tour de France, Tadej Pogacar
Tour de France, Tadej Pogacar

Il Tour, la Francia, le strade, Tadej Pogacar, le briciole. Niente di nuovo sul fronte transalpino, il terzo sigillo (dopo 2020 e 2021) è la risposta, tanto attesa quanto perfetta nello svilupparsi della trama dei nuovi eroi del ciclismo moderno, al rivale di sempre Vingegaard. Recenti tradizioni del nuovo millennio spazzate via, da un testa a testa o da uno sprint, da un rischio o una sgommata verso il traguardo: il 2024 si rifà all’epoca classica, è tornata l’epica del ciclismo.

Niente di nuovo, poi, anche sul fronte opposto, quello dei volti protagonisti. I soliti noti Pogacar, Vingegaard, l’arrembante Evenepoel, van der Poel e van Aert, poi il vuoto. La mitologia dell’evoluzione tendente all’ideale del superuomo in sella ad una bicicletta stride con la storia recente, ancor più dinanzi alla profondità del solco scavato tra sé e la concorrenza, se tale può ancora essere definita.

I soliti e le solite. L’inchiesta di Escape Collective mette i bastoni tra le ruote all’illusione di una rinascita immacolata dello sport. L’ombra lunga del rebreathing fa calare le tenebre, sul Tour e sui trionfi, sui protagonisti e sui record. La controversa pratica, consistente nell’inalazione di monossido di carbonio, collide con la proprietà ed utilizzo, confessato, dei rebreather da parte dei team Visma, UAE, IPT. Una ‘sfortunata’ coincidenza vuole, poi, siano le squadre degli stessi sopracitati. La WADA, tuttavia, non proibisce ufficialmente l’utilizzo; il rebreathing, inoltre, ha la duplice funzione di misurazione accurata dei valori sanguigni e di miglioramento delle prestazioni.

Prove assenti, dubbi nascenti. La scienza certifica l’inalazione di CO come tossica, in qualsivoglia circostanza, potenzialmente nociva, dai possibili danni neurologici gravi. La sottile, quanto rimarcabile, differenza tra uso a fine misurativo, come affermato dalle squadre coinvolte, e miglioramento, evidentemente irregolare, delle prestazioni, risiede nella frequenza delle dosi. Ad unificare i casi è, tuttavia, lo sgretolarsi dei confini dell’etica, il riaffiorare degli anni ’90 dell’eritropoietina.

Il fascino del ritorno al passato, così, rischia di infrangersi sullo scoglio più recente, quello degli scandali, costringendo alla sola memoria la suggestiva epica del ciclismo. In un Tour che non conosce limiti, di record e vittorie, occorre attenzione su quali infrangere.

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Ciclismo

Tour de France LIVE, 21ª tappa: Pogacar ha vinto la Grande Boucle

Segui LIVE la 21esima tappa del Tour de France: Pogacar vince la Grande Boucle

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Tour de France, Tadej Pogacar

Il Tour si chiude con una 21ª tappa che riassume perfettamente l’intera edizione: Tadej Pogacar vince, per la sesta volta. Maglia gialla da dominatore assoluto, anche nella cronometro Monaco-Nizza. Staccati Vingegaard ed Evenepoel, oggi il ciclismo si inchina, una volta ancora, al fuoriclasse sloveno, al terzo trionfo in Francia, al mostruoso bis annuale dopo il Giro.

Tour de France, Maglia Gialla

  • Tadej Pogacar in 83h 38′ 56″
  • Jonas Vingegaard +6′ 17″
  • Remco Evenepoel +9′ 18″
  • Joao Almeida +19′ 03″
  • Mikel Landa +20′ 06″

Tour de France, Maglia Verde

  • Biniam Girmay – 387 punti
  • Jasper Philipsen – 354 punti
  • Bryan Coquard – 208 punti
  • Tadej Pogacar – 196 punti
  • Anthony Turgis – 180 punti

Tour de France, Maglia a Pois

  • Richard Carapaz – 127 punti
  • Tadej Pogacar – 102 punti
  • Jonas Vingegaard – 70 punti
  • Matteo Jorgenson – 54 punti
  • Remco Evenepoel – 50 punti

Tour de France, Maglia Bianca

  • Remco Evenepoel 83h 48′ 14″
  • Carlos Rodriguez +15′ 46″
  • Matteo Jorgenson +17′ 16″
  • Santiago Buitrago +19′ 45″
  • Javier Romo +1h 33′ 08″
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Ciclismo

Giro d’Italia, Pogacar dominante: sorride l’Italia con Milan e Tiberi

Pogacar dominato come da pronostico il Giro d’Italia 2024, aggiudicandosi la maglia rosa per la prima volta in carriera. Ottimi risultati per l’Italia con Milan e Tiberi

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Pogacar

Si è conclusa l’edizione del 2024 del Giro d’Italia. Era l’unico vero favorito della vigilia e non ha tradito le aspettative: Tadej Pogacar si è aggiudicato per la prima volta in carriera la maglia rosa. Un risultato, di fatto, mai in discussione, ma che ha visto lo sloveno continuare a dominare disputando, di fatto, una gara a parte.

Un’edizione che, comunque, si tinge anche sullo sfondo dei colori dell’Italia, che si aggiudica sia la maglia ciclamino che quella bianca. La classifica a punti, infatti, ha visto trionfare Jonathan Milan, beffato, tra l’altro, all’ultima tappa da Tim Merlier. Il miglior giovane, invece, se lo è aggiudicato Antonio Tiberi che ha anche centrato il quinto posto nella classifica vinta da Pogacar.

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