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Musetti commenta il KO: “La fortuna girerà, match di alto livello”

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Non basta la delusione Arnaldi a tingere di grigio la giornata degli Australian Open per i tennisti italiani. A capitolare è anche Lorenzo Musetti, che si arrende a Luca Van Assche nei trentaduesimi di finale del primo Grande Slam di stagione. L’atleta nostrano ha tenuto botta contro l’aggressività agonistica del francese, che alla fine è riuscito a spuntarla con il punteggio di 6-3, 3-6, 6-7, 6-3, 6-0. Quasi quattro ore di gara, dunque, commentate da Musetti in una conferenza stampa carica di amarezza.

Le parole di Musetti

“Ho disputato un match duro, combattuto sin dall’inizio. Lui è partito meglio di me, poi sono riuscito a imporre il mio ritmo” commenta il tennista azzurro, che prosegue: Guardandola onestamente, posso dire di aver giocato almeno tre ore e mezza ad alto livello. Quindi i complimenti vanno fatti anche a Van Assche, che alla fine si è rivelato più bravo”. Ciò non elimina però i rimpianti: “Resta l’amarezza, peccato aver vinto il terzo set in maniera complicata, giocando bene il tie break e facendo le cose giuste al momento giusto. Si trattava di una fase dell’incontro positiva per me. Peccato non aver allungato nel quarto set, ne avevo occasione”.

Musetti poi si appella alla dea bendata per analizzare nello specifico ciò che non è andato contro Van Assche sul finale del match: “Ho avuto sfortuna, purtroppo è un periodo in cui la fortuna non è dalla mia parte. Prima o poi girerà. Nel quinto set è stato bravo a prendere il largo e non concedermi più nulla, io non mi sono dimostrato altrettanto solido come ad inizio gara”.

Si chiude qui, dunque, la finestra degli Australian Open per il giocatore carrarese, a differenza di Sinner che avanza senza problemi al terzo turno. Con lui, la vera sorpresa tricolore è Cobolli che si è detto entusiasta della sua prestazione e di una qualificazione impronosticabile alla vigilia. La spedizione italiana, come anticipato, non conterà più su Arnaldi, eliminato da De Minaur.

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Berrettini tris si prende Gstaad: record, ritorno al passato e top 50

Matteo Berrettini piega Halys e si prende Gstaad: un ritorno al passato ed in top 50 per il romano

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Berrettini, Gstaad

Matteo Berrettini piega Questin Halys nella finale svizzera di Gstaad, facendo proprio l’ATP 250. Un 6-3 6-1 senza possibilità di replica in meno di un’ora per il rivale francese. La pioggia del primo set rallenta The Hammer, salvo non cambiare il copione, anzi inacidendo le sorti del transalpino.

Per Berrettini è il nono titolo ATP in carriera, il secondo quest’anno dopo Marrakech, nonché il secondo a Gstaad, dopo che nel 2018 alzò al cielo, proprio in Svizzera, il primo trofeo di carriera. L’azzurro, forte del successo che lo proietta al terzo posto degli italiani più vincenti di sempre, al pari di Fognini e dietro ai soliti Sinner e Panatta, da lunedì riabbraccerà, così, la top 50 del ranking mondiale.

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Super Berrettini a Gstaad, cade anche Tsitsipas: è finale

Matteo Berrettini raggiunge la finale al torneo di Gstaad dopo lo splendido successo su Stefanos Tsitsipas, per provare a centrare il titolo

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Berrettini

Matteo Berrettini sta tornando e lo dimostra la splendida prova al torneo di Gstaad. Il romano, infatti, batte anche Stefanos Tsitsipas nel match valido per la semifinale e raggiunge così l’ultimo atto della competizione, dove si troverà di fronte Halys per provare a centrare un titolo che segnerebbe ancora di più la sua crescita nell’ultimo anno.

Un percorso fin qui perfetto quello di Matteo che non ha ancora lasciato set, superando, in ordine, Cachin, Galan, Auger-Aliassime e, soprattutto, la testa di serie numero uno del torneo Stefanos Tsitsipas per 7-6 7-5, con una grandissima prova al servizio. In finale l’italiano si presenterà da favorito per provare a trovare il successo.

Gstaad, però, è un terreno con cui Berrettini ha già dimostrato di aver un rapporto particolare, visto che proprio in Svizzera aveva centrato il suo primo trofeo nel circuito ATP nel 2018 .

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Cambio generazionale? Ad Alcaraz e Sinner gli Slam, Djokovic rincorre

L’era dei big three è all’ultima chiamata, con la nuova generazione che è finalmente riuscita a invertire le carte in tavola, nelle vesti di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, fresco vincitore di Wimbledon. Novak Djokovic è ora chiamato a rincorrere per frenare il declino di un’era

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Djokovic e Alcaraz

Il cambio generazionale in questo periodo della storia tennistica è tanto atteso quanto temuto. L’era dei big three, infatti, ha lasciato un marchio indelebile nella mente degli appassionati, in un dominio che dava quasi l’illusione di poter essere eterno. Briciole e poco più è ciò che lasciavano a chi non sedeva nell’olimpo di questo sport e non c’era giovane che bussasse alla porta in grado di modificare in maniera duratura la situazione.

Djokovic l’ultimo dei samurai in grado, fino ad ora, di reggere l’avanzata della nuova generazione e se fino allo scorso anno era lui l’uomo da battere, in silenzio le nuove leve sono finalmente riuscite a stravolgere la situazione. Sinner e Alcaraz hanno fatto loro i primi tre Slam della stagione, con lo spagnolo fresco vincitore di Wimbledon.

“So che quest’anno sono i migliori del mondo e so di non essere al loro livello” sono state le parole del serbo, dichiarazioni completamente opposte rispetto a quanto accadeva fino a poco tempo fa. Non per questo, però, parole di resa con Djokovic che non ha mai nascosto la sua volontà di centrare ancora altri record prima di appendere la racchetta al chiodo.

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