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Thiem saluta Parigi: un’era si scorda, umiltà e emozione non cancellano

Un’era si scorda, emozione e umiltà no. Dominic Thiem saluta il Roland Garros come uno dei tanti, ma il suo addio conferma il fatto che, almeno a Parigi, è stato uno dei pochi

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Dominic Thiem

Non ci sarà un’ultima volta per Dominic Thiem al Roland Garros. Uno dei protagonisti dello Slam parigino durante la complicata era Nadal ha chiuso definitivamente la sua avventura all’Open di Francia con una prima volta: la sua prima partecipazione alle qualificazioni. Una wild card non concessa perché, come affermato dallo stesso giocatore, “occasioni per scalare il ranking non sono mancate” e che relega l’austriaco al titolo di uno dei tanti, quando, almeno in quel di Parigi, è stato uno dei pochi.

Roland Garros, terra di imprese

Dimenticare nel tennis è semplice. Basta il ritiro di Federer, l’uscita dagli alti livelli di Nadal e il lento avvicinarsi delle nuove generazioni a discapito di Djokovic per scordarsi di quella che è stata l’ultima era del circuito ATP. Se i big three e le loro gesta non potranno essere messe da parte, a finire nell’oblio sono le piccole imprese di coloro che sono stati in grado di tenergli testa.

Uno slam, ad oggi, pare abbordabile da parecchi giocatori, ma, fino a qualche anno fa, era terreno di pochi eletti. Tra tutti i major, poi, il Roland Garros era il più proibitivo, con il dominio di Nadal come sentenza. Arrivare a giocarsela con il King of Clay posizionava un tennista tra i più grandi sulla superficie della generazione; arrivarci non una ma ben due volte negli anni in cui anche Djokovic bussava alla porta era quasi inaccessibile.

Dominic Thiem ci è riuscito, emozionando ed entrando nei cuori del pubblico parigino. Il suo più grande traguardo è giunto poi oltreoceano, ma sarà sempre la terra rossa e la capitale francese lo sfondo della sua grande carriera.

Thiem, Roland Garros

Roland Garros, terra di oblio o di ricordi?

Nonostante l’ultima volta di Nadal possa oscurare tutto ciò che accade intorno, dimenticarsi di uno dei pochi ad averlo spaventato sulla sua superficie è un dettaglio difficilmente perdonabile e che non può passare inosservato; non, soprattutto, dopo la toccante ovazione che il pubblico, che, invece, non dimentica, ha riservato a uno dei giocatori più amati degli ultimi anni.

Esempio di tenacia, correttezza, amore per questo sport e, soprattutto, di quell’umiltà che forse tante volte gli ha precluso grandi risultati, ma che, allo stesso modo, lo ha distinto dai tanti che si trovano uno Slam in bacheca. Dominic Thiem esce dal teatro più importante della sua carriera proprio con quell’umiltà che non è svanita nemmeno davanti all’assurda scelta dell’organizzazione dello Slam francese e che ha permesso ancora una volta, a chi lo ha vissuto, di inserirlo tra i grandi.

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Berrettini tris si prende Gstaad: record, ritorno al passato e top 50

Matteo Berrettini piega Halys e si prende Gstaad: un ritorno al passato ed in top 50 per il romano

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Berrettini, Gstaad

Matteo Berrettini piega Questin Halys nella finale svizzera di Gstaad, facendo proprio l’ATP 250. Un 6-3 6-1 senza possibilità di replica in meno di un’ora per il rivale francese. La pioggia del primo set rallenta The Hammer, salvo non cambiare il copione, anzi inacidendo le sorti del transalpino.

Per Berrettini è il nono titolo ATP in carriera, il secondo quest’anno dopo Marrakech, nonché il secondo a Gstaad, dopo che nel 2018 alzò al cielo, proprio in Svizzera, il primo trofeo di carriera. L’azzurro, forte del successo che lo proietta al terzo posto degli italiani più vincenti di sempre, al pari di Fognini e dietro ai soliti Sinner e Panatta, da lunedì riabbraccerà, così, la top 50 del ranking mondiale.

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Super Berrettini a Gstaad, cade anche Tsitsipas: è finale

Matteo Berrettini raggiunge la finale al torneo di Gstaad dopo lo splendido successo su Stefanos Tsitsipas, per provare a centrare il titolo

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Berrettini

Matteo Berrettini sta tornando e lo dimostra la splendida prova al torneo di Gstaad. Il romano, infatti, batte anche Stefanos Tsitsipas nel match valido per la semifinale e raggiunge così l’ultimo atto della competizione, dove si troverà di fronte Halys per provare a centrare un titolo che segnerebbe ancora di più la sua crescita nell’ultimo anno.

Un percorso fin qui perfetto quello di Matteo che non ha ancora lasciato set, superando, in ordine, Cachin, Galan, Auger-Aliassime e, soprattutto, la testa di serie numero uno del torneo Stefanos Tsitsipas per 7-6 7-5, con una grandissima prova al servizio. In finale l’italiano si presenterà da favorito per provare a trovare il successo.

Gstaad, però, è un terreno con cui Berrettini ha già dimostrato di aver un rapporto particolare, visto che proprio in Svizzera aveva centrato il suo primo trofeo nel circuito ATP nel 2018 .

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Cambio generazionale? Ad Alcaraz e Sinner gli Slam, Djokovic rincorre

L’era dei big three è all’ultima chiamata, con la nuova generazione che è finalmente riuscita a invertire le carte in tavola, nelle vesti di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, fresco vincitore di Wimbledon. Novak Djokovic è ora chiamato a rincorrere per frenare il declino di un’era

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Djokovic e Alcaraz

Il cambio generazionale in questo periodo della storia tennistica è tanto atteso quanto temuto. L’era dei big three, infatti, ha lasciato un marchio indelebile nella mente degli appassionati, in un dominio che dava quasi l’illusione di poter essere eterno. Briciole e poco più è ciò che lasciavano a chi non sedeva nell’olimpo di questo sport e non c’era giovane che bussasse alla porta in grado di modificare in maniera duratura la situazione.

Djokovic l’ultimo dei samurai in grado, fino ad ora, di reggere l’avanzata della nuova generazione e se fino allo scorso anno era lui l’uomo da battere, in silenzio le nuove leve sono finalmente riuscite a stravolgere la situazione. Sinner e Alcaraz hanno fatto loro i primi tre Slam della stagione, con lo spagnolo fresco vincitore di Wimbledon.

“So che quest’anno sono i migliori del mondo e so di non essere al loro livello” sono state le parole del serbo, dichiarazioni completamente opposte rispetto a quanto accadeva fino a poco tempo fa. Non per questo, però, parole di resa con Djokovic che non ha mai nascosto la sua volontà di centrare ancora altri record prima di appendere la racchetta al chiodo.

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